1920, Roma, Centocelle: alle ore 11 del 14 febbraio, due SVA dello squadrone degli undici velivoli prescelti sono pronti al decollo. Dinanzi a loro, 18mila chilometri da coprire in almeno trenta tappe tra rifornimenti e revisioni ai motori. Un’impresa senza precedenti, che avrebbe fatto la storia dell’Aeronautica mondiale.
Il “Raid Roma-Tokyo” prevede dei passaggi in Grecia, Turchia, Siria, Iraq, Pakistan, India, Cina e Corea. Da affrontare con un biplano di legno e tela lungo otto metri con un’apertura alare di nove, la cui velocità massima è di 215 chilometri orari, e dotato soltanto di una bussola, di un altimetro e di una leva di guida. I due coraggiosi piloti italiani arriveranno in Giappone dopo tre mesi di viaggio e oltre 100 ore di volo.
Ebbene, pochi giorni fa, l’impresa è stata ripetuta – questa volta, con alcuni tra gli assetti più avanzati al mondo. Obiettivo: un’esercitazione congiunta nella quale il personale delle due aviazioni ha potuto condividere competenze e capacità, dalle tecniche di addestramento alle procedure operative.
Tra i mezzi arrivati in Giappone nei primi giorni di agosto, accolti alla base aerea giapponese da un velivolo F15 con la livrea celebrativa del Centenario dell’Aeronautica militare:
- quattro caccia di quinta generazione F-35°, dei quali tre del 3mo Stormo di Amendola e uno del 6° Stormo di Ghedi;
- tre KC-767A, dei quali due in versione tanker per il rifornimento in volo e uno per il trasporto di attrezzature e personale;
- un G-550 CAEW (Conformal Airborne Early Warning), sistema multi-sensore per la sorveglianza aerea, e un C3 (Comando, Controllo, Comunicazioni) provenienti dal 14mo Stormo di Pratica di Mare;
- un aereo da trasporto tattico C-130J in assetto SAR (Search And Rescue) oceanico, proveniente dalla 46ma Brigata di Pisa;
- un C-130J in assetto SAR oceanico, che ha scortato gli altri velivoli fino al Giappone per poi rischierarsi a Singapore, in modo da garantire il rientro degli assetti italiani,
Un rischieramento di velivoli a copertura di tutte le principali tecnologie nonché un’ulteriore dimostrazione delle avanzate competenze italiane in ambito “air expeditionary” e di comando e controllo. Partiti il 30 luglio dalle basi di Pratica di Mare, Amendola e Pisa, i velivoli hanno fatto scalo a Doha (Qatar), Malé (Maldive) e Singapore, dove hanno atteso che il tifone Khanun perdesse forza: un test, superato con successo, della propria capacità di intervenire lontano dai confini nazionali.
La collaborazione tra l’Aeronautica Militare nazionale e la Japan Air Self-Defense Force (JASDF) include l’accordo per l’addestramento avanzato di studenti piloti presso l’International Flight Training School (IFTS) di Decimomannu e – insieme al Regno Unito – il Global Combat Air Programme (GCAP) di realizzazione della piattaforma di nuova generazione per le operazioni multi-dominio.