Aerospazio e Difesa stanno conoscendo una profonda trasformazione, guidata dalla sostenibilità e dalla digitalizzazione.

Parliamo di un’industria il cui valore nel mondo è di 1,5-2mila miliardi, in Europa di 260 miliardi e, in Italia, di 50 miliardi. Quest’ultima trainante nelle economie manifatturiere, dove può contare su oltre 20mila aziende e, soprattutto, su una filiera complessa e completa: veri campioni nazionali – come Leonardo e Fincantieri – e tantissime micro, piccole e medie imprese e start-up che rendono l’Italia l’unico Paese al mondo in grado di costruire un velivolo nella sua interezza, dalla progettazione alla componentistica e l’elettronica di bordo.

Oltre alla sostenibilità, le altre coordinate di questo percorso sono già (e continueranno a essere):

  • la connettività;
  • l’Intelligenza Artificiale;
  • le soluzioni avanzate di mobilità; 
  • la capacità gestire i nuovi rischi,

con una specifica attenzione ai criteri Environmental, Social and corporate Governance (ESG) in ogni fase della produzione.

In realtà, parliamo di almeno tre se non quattro industrie diverse, che spaziano dalla costruzione di velivoli commerciali e le loro applicazioni agli strumenti e i servizi per la Difesa. E che già oggi stanno considerando sistemi ibridi di propulsione, carburanti green e – più in generale – soluzioni per il miglioramento dell’efficienza energetica e dei cicli di vita dei prodotti nell’ottica dell’economia circolare.

Come dicevamo, la galassia industriale italiana – quarta in Europa e settima al mondo – copre l’intera filiera: una struttura piramidale ad alta intensità tecnologica e una catena di fornitura fatta da tantissime pmi specializzate, soprattutto in alcune Regioni come la Campania, la Lombardia, il Piemonte o la Puglia. Tanto da contare, almeno per ora, due poli di eccellenza italiana della Space Economy: a Torino e a Bari. L’abilitatore di tutto questo è l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), con un miliardo di euro di budget annuale e, soprattutto, un approccio di sistema. Che fa sì che le aziende italiane riescano a coprire l’intera gamma di servizi, tecnologie e dispositivi, dagli chassis agli software

Lo sviluppo della Space Economy riguarderà inevitabilmente due ambiti: l’upstream, cioè la tecnologia necessaria ad andare nello Spazio producendo servizi attraverso lo Spazio, e il downstream, ovvero le azioni a terra grazie ai dati captati dallo Spazio – dall’agricoltura e la logistica al monitoraggio delle infrastrutture e il ripristino in caso di emergenza. La crescita del downstream significherà dunque la diffusione di una notevole quantità e varietà di servizi a valore aggiunto, con una forte connotazione territoriale.

Risorse, dunque, e soprattutto sinergie e coordinazione, in modo da mettere a sistema canali di intervento e capacità. Parola-chiave: ecosistema.