Classificate dalla Commissione europea in base ai rischi di approvvigionamento e alla rilevanza, le Materie Prime Critiche (MPC) interessano tutti gli ambiti – dalla Sanità e i dispositivi medici alla Difesa e l’industria aerospaziale passando per i computer, la telefonia mobile (sapendo che uno smartphone può contenere fino a 50 diversi metalli) e, beninteso, la produzione di energia green

Parliamo principalmente di litio, nichel, cobalto, manganese, grafite e terre rare, queste ultime indispensabili anche nell’industria aeronautica. E che richiedono nuove soluzioni di estrazione e lavorazione, in modo da coprire il crescente fabbisogno in modo sostenibile – ambientalmente, socialmente ed economicamente. 

Da qui l’istituzione nel 2020 dell’Alleanza Europea per le Materie Prime (European Raw Material Alliance – ERMA), lanciata dalla Commissione “per costruire la resilienza e l’autonomia strategica sulle terre rare” attraverso investimenti su tutta la filiera. Ente che, lo scorso marzo, ha presentato il primo piano strategico europeo in materia – con i seguenti obiettivi:

  • estrazione da miniere europee di almeno il 10% delle MPC consumate nell’Unione;
  • lavorazione locale di almeno il 40%;
  • recupero e riciclo di almeno il 15%;
  • entro il 2030, provenienza da un singolo Paese terzo per non oltre il 65%.

E, questo, per due ragioni:

  1. la spinta sulla triplice transizione (digitale, ambientale ed energetica), con proporzionale aumento del fabbisogno;
  2. la diminuzione della produzione europea nel periodo 2000-2020, con conseguente impennata della dipendenza dalle importazioni.

Tra le economie UE, l’Italia è la seconda dopo la Germania per valore aggiunto generato da MPC, pari a più di un terzo del PIL, e tra le prime tre per fabbisogno di rame, manganese e silicio. E, questo, mentre alcune tra le principali materie prime acquistate altrove (molibdeno, cromo e caolino) non rientrano tra le MPC individuate dalla Commissione.

Viste dunque l’importanza e l’urgenza, e considerato che in Italia sono presenti 16 delle 34 MPC indicate, a luglio è stata annunciata l’intenzione di riaprire entro la fine di quest’anno alcune delle miniere chiuse oltre 30 anni fa e di investire – anche grazie all’evoluzione tecnologica – nell’estrazione sostenibile. Il nostro Paese, infatti, ha a disposizione cobalto, nichel, rame e argento in Piemonte, terre rare in Sardegna, litio nel Lazio e in Toscana, oltre a possedere rifiuti minerari per 70 milioni di metri cubi accumulati e ora utilizzabili. Non solo: l’Italia occupa già una posizione di tutto rilievo in Europa nel riciclo di MPC, tale da poter ambire di soddisfare il 32% del fabbisogno annuo nazionale entro il 2040.

In quanto alla Difesa nei domini terrestre, aereo, marittimo e spaziale, l’elenco delle materie prime è presto fatto:

  • leghe di magnesio e titanio per componenti strutturali e protettivi;
  • leghe di alluminio per scafi e travi di supporto;
  • nichel e leghe resistenti alle alte temperature per telai, pannelli esterni e corpi di fissaggio delle apparecchiature;
  • renio per strumenti di precisione, componenti di motori e sistemi di alimentazione.

Parole-chiave: resistenza, leggerezza e flessibilità.

Una sfida che il nostro Paese può vincere anche grazie all’eccellenza della ricerca – come recentemente dimostrato dal progetto innovativo RARE, lanciato dall’Università Bicocca di Milano e subito sostenuto dal consorzio europeo EIT RawMaterials, per il recupero delle terre rare dagli apparecchi elettronici in disuso.