Lo Spazio si conferma un tema centrale nelle scelte strategiche delle principali potenze geopolitiche mondiali – tant’è che, nel 2022, la spesa istituzionale globale per il settore ha superato i 100 miliardi di dollari. In testa, gli Stati Uniti – con 62 miliardi di dollari di investimenti e un budget NASA di 24 miliardi di dollari – ma cresce anche l’impegno del Vecchio Continente: per il periodo 2021-2027, il bilancio complessivo dell’Europa destinato alla Space Economy è di 14,8 miliardi di euro, la somma più alta mai stanziata dall’Unione Europea per lo Spazio.
In quanto alle nuove imprese, nel 2022 le start-up hanno raccolto a livello globale 8 miliardi di euro di investimenti: un rallentamento dopo l’exploit dell’anno precedente, di quasi 14 miliardi di euro raccolti nel 2021, dovuto all’instabilità geopolitica, alla crisi dei mercati finanziari e alla frenata delle operazioni di Special Purpose Acquisition Company (SPAC), regolate a febbraio 2022.
Per l’economia italiana, la Space Economy sta diventando un settore strategico. Nel panorama internazionale, l’Italia mantiene un ruolo di primo piano – soprattutto nell’ambito dell’Osservazione della Terra, anche grazie alla realizzazione dei nuovi satelliti Sentinel del programma europeo Copernicus. A questi si aggiungerà la futura costellazione italiana Iride, che diventerà il più importante programma spaziale satellitare europeo di osservazione a bassa quota.
Nel 2022, il mercato nazionale dei servizi di Osservazione della Terra ha raggiunto il valore di 200 milioni di euro. Vi operano 144 imprese del segmento downstream – soprattutto piccole e medie, localizzate per il 40% al Nord, per il 40% al Centro e per il restante 20% al Sud e nelle Isole – che offrono soluzioni e servizi di Digital Innovation basati su tecnologie e dati satellitari per applicazioni nei più svariati settori come agricoltura e pesca, energia, edilizia e infrastrutture, assicurazioni e ambiente.
Per il 55% delle aziende, i sensori ottici sono la fonte dati principale, mentre il restante 45% si appoggia prevalentemente su tecnologie Synthetic Aperture Radar (SAR). Oltre la metà (56%) dei dati utilizzati proviene da fonti pubbliche europee, il 14% da fonti pubbliche extraeuropee. Nel 12% dei casi si ricorre a dati pubblici italiani, e solo nell’ 11% dei casi a dati privati di grandi multinazionali.
Il settore dell’Osservazione della Terra è il più rappresentato nelle applicazioni satellite-based (prodotti e servizi che utilizzano dati provenienti da satelliti, elaborati da tecnologie digitali). Oggi se ne contano 421, la maggioranza delle 1.008 censite a livello mondiale, seguite da applicazioni di Navigazione satellitare (384) e di Comunicazione satellitare (203).
Nel complesso, l’intera filiera spaziale è destinata a crescere – anche grazie ai 7,2 miliardi che l’Italia ha stanziato fino al 2026.