Identificare e sviluppare la prossima generazione di tecnologie, con questo obiettivo la NATO ha lanciato DIANA, il Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic.
La sede europea sarà a Londra e lavorerà in sinergia con diversi centri di test e siti di accelerazione presenti in tutta Europa e Nord America. In Canada sarà posizionato l’altro quartier generale. In questo modo sarà favorito lo scambio di innovazione e la collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico.
L’acceleratore avrà il compito di garantire all’Alleanza Atlantica e ai Paesi membri il sostegno necessario a preservare la propria superiorità tecnologica.
DIANA si concentrerà sulle “deep technologies”, in pratica tutte quelle tecnologie emergenti e dirompenti che la NATO ha identificato come priorità, come intelligenza artificiale, elaborazione di big data, materiali innovativi, tecnologie quantistiche. Ma anche biotecnologie e bio-ingegneria per l’avanzamento dell’essere umano, sicurezza informatica, aerospazio, motori ipersonici, robotica, industria navale, telecomunicazioni ed elettronica.
I Paesi membri dell’Alleanza hanno concordato un Fondo multinazionale per l’innovazione, il NATO innovation fund (Nif), si tratta del primo fondo di capitale di rischio multi-sovrano al mondo. Il 2022 sarà dedicato alla costruzione della governance e dell’apparato burocratico del progetto, mentre nel 2023 verranno aperte le prime gare per finanziare le start-up.
Sono già stati individuati 81 centri specializzati per sperimentare le tecnologie finanziate dal programma e una rete di acceleratori per le start-up.
La buona notizia è che Torino è stata scelta come acceleratore del progetto Diana e la sede sarà posizionata all’interno delle Officine Grandi Riparazioni. A La Spezia e a Capua saranno collocati i centri di test, che copriranno tecnologie in ambito marittimo, aeronautico, big data e nuovi materiali.
Torino avrà il compito di coordinare e gestire la rete delle aziende e degli acceleratori di tecnologia italiani, per metterli poi a servizio delle necessità dell’Alleanza. Dopo aver identificato le realtà da incubare e inserire nella rete di Diana, i centri di validazione dislocati in tutta Europa tramite dei test dovranno assicurarsi l’effettivo funzionamento delle tecnologie sviluppate.
Saranno finanziati i progetti considerati più interessanti e sensibili. La Nato precisa che creerà una sorta di “marketplace affidabile e sicuro per mettere insieme startup, scaleup e investitori privati e prevenire il trasferimento illecito di tecnologia militare”. In pratica è previsto un perimetro di sicurezza a protezione dei progetti di interesse dell’Alleanza e l’investimento non sarà aperto a tutti, ma solo a operatori accreditati.