“L’8 settembre 1943 fu l’ora del riscatto. Dei militari italiani che si batterono a Porta San Paolo a Roma così come nelle isole del Mediterraneo, nei Balcani, pagando a caro prezzo la loro fedeltà alla Patria” – ha detto pochi giorni fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Una sigla, IMI, e una memoria. Dei 700mila soldati e ufficiali italiani rastrellati e deportati in Germania, dove furono messi ai lavori forzati. E questo perché era stato chiesto loro di scegliere tra continuare a combattere nelle file dell’Esercito tedesco oppure essere inviati nei campi di detenzione. 

700mila soldati e ufficiali che dissero di “No”, prendendo la via dei campi tedeschi. Trattati prima come prigionieri di guerra, poi come “internati militari” per non dover applicare loro le garanzie delle Convenzioni di Ginevra, infine come “lavoratori civili”, in modo da poterli sfruttare (principalmente, nell’industria bellica e in quella mineraria) senza neanche le tutele della Croce Rossa. 

Per considerare completo il loro ritorno a casa, bisognerà aspettare il 1946. Contando circa 50mila caduti per le condizioni di lavoro, le malattie, la malnutrizione e le esecuzioni capitali nei campi di detenzione, senza dimenticare le undici navi affondate mentre trasportavano prigionieri italiani. E scoprendo dalle tantissime testimonianze, anche della Croce Rossa, i gesti di eroismo verso i commilitoni e verso il Paese – come quello dei “44 eroi di Unterlüss” che vollero sostituirsi ai compagni scelti per la fucilazione. Gesti per i quali gli IMI vedranno negli anni tre alte onorificenze: il Distintivo d’onore per i patrioti “Volontari della Libertà” nel 1945, la Medaglia d’Oro al Valor Militare all’Internato Ignoto nel 1997 e la Medaglia d’onore ai cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti nel 2006.

L’8 settembre, l’Esercito italiano celebra dunque la sua rinascita: “A testa alta” è, infatti, il nome del calendario 2023 e il cui ricavato è stato destinato ai 500 ragazzi seguiti dall’Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani e i Militari di Carriera. Un’opera editoriale che, in occasione dell’80mo anniversario, racconta cosa accadde nelle immediate settimane e come – in soli 98 giorni – l’Esercito seppe reagire, tornare a combattere e a vincere per liberare il Paese. Con un tributo, e solo tra settembre e ottobre 1943, di più di 73mila italiani sui fronti interni ed esteri e di circa 12mila tra i militari inquadrati nelle unità partigiane.

E l’Aeronautica? Interi reparti aerei e persino singoli equipaggi prendono la strada degli aeroporti del Sud, per continuare la guerra a fianco degli anglo-americani fino all’8 maggio del 1945 e la resa della Germania. Anche la nostra Forza aerea lascerà sul campo migliaia di morti e dispersi, e anch’essa saprà rigenerarsi. Pronta all’adesione nel 1949 dell’Italia alla NATO e alle successive svolte tecnologiche – come quella degli anni ’60, quando il caccia-intercettore F-104 “Starfighter” diventerà la punta di diamante, dominando i nostri cieli per 40 anni. Infatti, questo 9 settembre presso l’Aeroporto militare di Milano-Linate si apre una ulteriore celebrazione della nostra Aeronautica militare nell’anno del suo Centenario: velivoli e mezzi, attività interattive, simulatori di volo, esibizione di componenti operative, tecniche e logistiche, a evocare albori e futuro. Un percorso nel vertiginoso progresso fatto in 100 anni di Storia ma anche nel principale pregio sempre dimostrato e riconosciuto in tutto il mondo: l’eccellenza delle professionalità italiane al servizio del Paese e dei suoi cittadini. Saldezza, capacità e umanità, persino in situazioni a dir poco difficili.

Un omaggio, dunque, alle donne e agli uomini della Difesa. A chi scelse senza esitare, a chi seppe agire e reagire, a chi intese mettere la propria vita al servizio della libertà e della dignità. A tutti, il nostro ricordo e la nostra gratitudine.